Il nuovo “pacifismo” di destra come quello della sinistra: appello alla resa e anti-occidentalismo
di Stefano Magni, in Politica, Quotidiano, del 12 Mar 2022, 03:56


“Meglio russi che morti” è il succo del discorso di gran parte dei commentatori di centrodestra in queste settimane di guerra ucraina. Man mano che la guerra si prolunga, l’appello per la resa incondizionata degli ucraini si fa più forte e sentito, condito con discorsi terroristici su possibili escalation e guerre nucleari. Per Vittorio Feltri, così come per l’ex generale di Gladio, oltre che per l’immancabile Toni “non ci sarà nessuna invasione” Capuozzo, il problema di questo conflitto è solo uno e si chiama: Zelensky, il presidente ucraino il cui Paese è stato aggredito. La sua colpa? Resistere ai russi. Più resiste, più sarà il responsabile delle vittime militari e civili del conflitto. Un pacifismo peloso, mascherato da umanitarismo, ma con la stessa logica dei Borg, razza aliena inventata dagli sceneggiatori di Star Trek: “Assimilatevi, la resistenza è inutile”.

Questo pacifismo lo avevamo già visto in azione durante la Guerra Fredda, quando la sinistra di piazza e di opposizione chiedeva il disarmo unilaterale della Nato. Se i sovietici avessero invaso la Germania Ovest, avremmo dovuto accoglierli con i sorrisi e i fiori, se avessimo invece opposto resistenza i sovietici avrebbe potuto innervosirsi. E sai, se una potenza nucleare si innervosisce…. La logica è esattamente la stessa della destra di oggi: se i russi invadono l’Ucraina, i difensori devono accoglierli con tutti gli onori e guai agli europei se provano a protestare. La Nato non sta intervenendo, l’Ue è neutrale, ci limitiamo a mandare armi leggere ed anche la fornitura di vecchi caccia sovietici dalla Polonia viene negata. Al massimo la risposta consiste in sanzioni economiche e una protesta politica all’Onu. Ma per il commentatore







di destra, questa reazione pressoché nulla è già da considerarsi un atto di belligeranza. A suo avviso, dovremmo solo voltarci dall’altra parte. E sorridere. Perché se non sorridiamo, i russi si innervosiscono. E sai, se i russi si innervosiscono… hai capito, no?



All’umanitarismo subentra subito il terrorismo psicologico, stile mafioso. Nulla è più terrorizzante della guerra atomica. Si tratta di una paura in gran parte irrazionale, perché un lancio di testate nucleari da parte di Putin significherebbe, prima di tutto, l’autodistruzione militare, totale, della Russia, per cui è altamente improbabile. Ma l’ascoltatore della sinistra di ieri, così come quello della destra di oggi, cedendo al terrore dell’atomica, si arrende all’argomento pacifista.



Come per il pacifismo della sinistra, anche questo nuovo “pacifismo” della destra ha un sottotesto molto evidente: Mosca deve vincere e dominare l’Europa. Mentre la sinistra di allora poteva ammantarsi di un umanitarismo universalista, che era nel suo Dna ed era propagandato da intellettuali e artisti di tutto il mondo occidentale, il nuovo pacifismo di destra è ancora meno credibile, soprattutto se proviene dalla bocca di militari, commentatori e politici che, fino a ieri, non lesinavano consigli di usare la forza contro la minaccia del terrorismo, o anche per difendere i sacri confini da clandestini disarmati. Per tutti loro i confini erano sacri, ma se arrivano i tank russi devono essere aperti.

Questa forma di bispensiero, come Orwell chiamava la narrazione volutamente contradditoria di regime, attecchisce molto, però. E attecchisce assieme alla propaganda russa ancor meno credibile. Fino al giorno prima dell’attacco all’Ucraina abbiamo sentito ripetere, fino alla nausea, che la crisi nell’Est europeo era paragonabile a quella dei missili di Cuba, stavolta con Putin nella parte dell’eroico Kennedy. Come tutti i lettori ricorderanno, la crisi dei missili di Cuba si risolse senza ricorrere alla guerra: Cuba non è mai stata invasa dagli Usa, benché i missili li avesse realmente (in Ucraina, per chi non lo sapesse, non ci sono mai stati missili americani).