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Mario Sommossa
Secondo voi la moda del “politicamente corretto” è più una forma di stupidità o di
masochismo culturale? Non state a pensarci troppo: è inutile che vi scervelliate
perché è entrambe le cose.
La decisione (rientrata dopo le proteste ricevute) della Commissaria Helena Dalli di evitare in
tutte le comunicazioni ufficiali le parole “Natale”, “Maria”,” Giovanni” (probabilmente intendeva
Giuseppe) per non offendere altre religioni è, evidentemente, la somma delle due.
Che sia una stupidità va da sé, ma è altrettanto chiaramente una forma di masochismo e di
abdicazione a millenni di storia europea. Ciò a favore di culture che non solo sono diverse dalla
nostra ma che, per lungo tempo, sono state addirittura confliggenti con noi.
Chi pensa che si sia trattato di un fenomeno eccezionale dovuto a una Commissaria che
doveva riempire il suo tempo e giustificare la sua funzione è fuori strada.
Il fenomeno della subordinazione a culture diverse con l’alibi del “rispetto” pervade oramai i
nostri giorni e riempie il linguaggio di tanti politici e di pseudo intellettuali.
La Commissione non è sola nel cercare di ottundere la nostra capacità di ragionamento e le
nostre tradizioni. Il Parlamento Europeo non è da meno.
Al suo interno esiste una specie di ufficio chiamato “Uguaglianza, Inclusione e Diversità“ che fa
capo alla Direzione Generale per il Personale.
Questi burocrati hanno emesso una circolare che invita tutti coloro che comunicano all’interno
delle Istituzioni ad usare alcune parole anziché altre.
Ad esempio, occorre assolutamente evitare la dicitura “sesso biologico” che va sostituita con
“sesso assegnato alla nascita” poiché l’assegnazione è, a detta degli scriventi, un atto
arbitrario di chi lo certifica.
Anche “cambio di sesso” va abolito ma, in questo caso, non si capisce se fa paura la parola
sesso o se quello da evitare è il termine “cambio”. Meglio utilizzare, si suggerisce, la dizione
“transizione di genere”.
Per sottolineare il rispetto verso chi ha gusti sessualmente diversi non si deve mai scrivere o
pronunciare il termine “matrimonio gay”. La dicitura esatta è “matrimonio egualitario”.
Il saggio ufficio di Bruxelles non vuole nemmeno che si faccia allusione ai diversi gusti sessuali
e quindi non si deve parlare dei “diritti dei gay e degli omossessuali” ma solo di “trattamento
equo e paritario”.
Il campo delle preferenze sessuali non è però l’unico ad essere oggetto di pruderie nelle
locuzioni e nei comportamenti.
Uno dei settori più “attenzionati” è quello dei rapporti tra le varie razze umane. Certo, già lo
scrivere la parola razza mi pone praticamente fuori legge poiché, oramai, chi sostiene che il
genere umano possa dividersi in razze è perseguibile, almeno moralmente.
Esistono solo le etnie.
Un esempio eclatante di come si debba essere più che attenti su ciò che si dice su questi
argomenti è il caso di una scrittrice negra-americana (pardon, volevo dire afro-americana) che
sembra aver pubblicato in lingua inglese un libro di un certo valore, tanto da meritare una
traduzione in altre lingue europee.
In un primo momento, il compito di tradurla fu assegnato ad una professionista olandese ma,
ahimè, di pelle bianca (volevo dire “non-colorata” o forse, meglio ancora, “un po’ sbiadita”).
Immediatamente c’è stato chi ha protestato, poiché il diritto di tradurre una scrittrice dalla
pelle scura può toccare solamente a chi ha l’epidermide dello stesso colore.
Oramai è una gara a chi dimostra di rispettare più di tutti gli altri le culture e i colori diversi e in Germania non vogliono essere da meno. Due coreografi russi che stavano per mettere in scena in un teatro berlinese lo Schiaccianoci di
Tchaikovsky rispettando la produzione originale del 1892 sono stati fermati ed invitati a
modificare il loro progetto, pena l’annullamento della rappresentazione.
La ragione? Nel balletto, così come previsto dal testo musicato da Tchaikovsky, era prevista
una danza cinese e il ballerino era stato truccato in modo da sembrare proprio un cinese. Un
altro era truccato per sembrare un africano di pelle scura.
Purtroppo, i ballerini erano tutti europei e le caratteristiche somatiche erano ottenute solo
grazie ai truccatori, come si usa solitamente a teatro. Qualcuno avrebbe potuto offendersi
giudicandole “caricature” e la direzione del Balletto di Stato di Berlino ha deciso di annullare la
rappresentazione.
Alla fine lo Schiaccianoci è stato sostituito con un Don Chisciotte. È vero che i ballerini saranno
probabilmente tedeschi e non spagnoli ma questi ultimi appartengono (sembra) alla cultura
europea e quindi, se anche si offendono per la sostituzione, chissenefrega.
Un’altra delle genialità che dobbiamo al politicamente corretto che ci viene imposto da chi è più intelligente di noi riguarda gli eventi
storici.
Come sempre, chi fa da guida su questa strada progressista sono gli
americani.
Una associazione di donne (si può dire donne?) statunitensi aveva organizzato una marcia, The
Women’s March, per manifestare simbolicamente a favore dei diritti delle donne ecc. e contro
la violenza verso il genere femminile (chiedo scusa ai puristi, non ho ancora imparato come e
dove mettere gli asterischi per evitare parole discriminanti come maschile e femminile).
Ebbene, niente di male in una manifestazione di tal fatta salvo che, come è comprensibile, per
organizzarla l’associazione aveva fatto una raccolta fondi e ha poi doverosamente informato le
militanti delle donazioni medie ricevute.
Nella lettera si dichiarava che la donazione media corrispondeva a dollari 14,92.
Qualcun* tra i mittenti si è però immediatamente res* conto di aver commesso un
imperdonabile errore in questa comunicazione. Non nell’ammontare della cifra, che era
corretto, ma nello scrivere proprio quel numero che ricordava, involontariamente, una data
nefasta.
È seguita immediatamente con tante scuse una nuova missiva che precisava:
“E’ stata una trascuratezza da parte nostra non renderci conto che la cifra evocava un anno di
colonizzazione, conquista e genocidio della popolazione indigena”. Cioè la malaugurata venuta
di Cristoforo Colombo.
Ah, dimenticavo. Quando volete accennare a tutti quelli che attraversano i nostri confini senza
averne il permesso, non parlate mai di “clandestini”.
Si tratta sempre e soltanto di “profughi” e quindi bisognosi di aiuto. E quelli che li vanno a
prendere per sbarcarli poi sulle nostre coste non sono “complici del traffico di uomini”.
Sono solo dei benefattori disinteressati e si chiamano “volontari” delle ONG. Eccezione
necessaria: i polacchi ne sono dispensati e rimangono autorizzati a usare i termini che vogliono.